A CASA DI MUTI
Si apre Sabato 18 giugno e si protrarrà fino al 2 luglio, la prima grande personale di GalleriaViva, dedicata a Evandro Muti ed ai suoiparticolari studi sulle linee e i contrasti tra le due essenze della pittura di ogni tempo, il bianco ed il nero. Così lo presenta nella sua introduzione l’artista e solerte animatore della Galleria di Via Santa Maria a Soriano nel Cimino Paolo Berti:
“Lo studio di Evandro Muti è apparentemente piccolo, ubicato come è in un appartamento adiacente alla sua casa, ma è ancor più ristretto perchè pieno zeppo di opere, disegni, libri e strumenti vari per artisti e poi colori e ricordi di una vita. .
Evandro potrebbe dirsi pertanto un accumulatore seriale delle sue tantissime esperienze artistiche che iniziano fin dai ventanni e poi continuano senza sosta per altri cinquanta. Esperienze di pittura che annoverano gouaches, acquerelli, acrilici su tela e tanti, tantissimi disegni. I suoi monumenti fanno bella posta nelle Sale del Comune di Bomarzo e i suoi particolari di treni ( quelli americani ) degli anni passati, anticipano il sopravanzare globale del tecnicismo e della superinformatizzazione.
Sono numeri, sigle, codici che appaiono sulle campiture, particolari di lamiere dei convogli dipinti, con colori uniformi e compatti, dal blu al giallo, al rosso. Ricordano bene l’America delle avanguardie , dei tempi di Warhol e di Pollock.dove quei treni correvano tra i deserti dal Texas all’Ohio o approdavano al Grand Central Terminal di New York, evocati già dai poeti della “Beat Generation”.
Muti va però oltre, ancora ingrandisce, ancora semplifica, ed è un’azione di questi ultimi anni. Come un mortificatore dei rievocati barocchismi , mentre l’arte in genere non sà più che direzione prendere, tra neofigurazione, facili minimalismi d’effetto ed installazioni soprendenti, tra “performances e NFT, lui si rifugia in porzioni ed interi, traslitterando suoi alfabeti inediti, in una serie infinita di segni, di intersecazioni, di parallelismi, di fughe. E, finalmente riposa oltre ai cromatismi nella contrapposizione energica e definita dei due magici contrari: il bianco ed il nero.
I suoi sistemi grafici riportano facilmente all’evocazione della filosofia taoista di Yin e Yang, ridanno valore all’eterna contrapposizione tra bene e male, tra puro e impuro, tra luce e buio. Il bianco è la superficie libera e immensa, il nero è la limitazione di ogni pensiero, per quanto vasto e complesso sia. Essi oltre a completarsi, sono esattamente il nostro vivere , nell’immenso bianco dell’universo e nel limitato nero delle nostre azioni, continue, diverse, reiterate, semplici o complesse, continue e segmentarie, deboli o violente.
Tra le tante trasgressioni benevole in arte quella meno attesa e che stupisce in Muti è la regolarità sequenziale, quasi ossessivo- compulsiva, stretta in una riproduzione parossistica e simil-industriale degli stessi segni in susseguenza e intercomunicanti tra loro.
Tutto ciò per dire che “A casa di Muti” non è la solita Mostra. Si entra nella sua casa onirica, ideale, nel suo mondo, nelle sue stanze, nel suo involuto od evoluto sistematico ed apparentemente asettico pensare al tutto o al niente, esattamente come è il bianco ed il nero. Ogni angolo, ogni stanza, ogni parete, di queste sale ci inducono allo stesso eterno motivo rappresentato ovunque. Il bianco ed il nero. Vita e morte. Bene e Male.
Ed è tutto o niente. Appunto…è bianco e nero. Il mistero è che sono uniti e contrapposti. “
L’inaugurazione è prevista per le 18 di sabato 18 giugno, con un drink di benvenuto.